Canto della capanna dal tetto di paglia

09/09/2017
Canto della capanna dal tetto di paglia

Canto della capanna dal tetto di paglia

Ho costruito una capanna di paglia in cui non c'è nulla di prezioso.
Dopo aver mangiato mi stendo e dormo un poco.
Appena terminata la capanna sono spuntate delle erbacce;
ora hanno attecchito e ricoprono tutto.
Ma l'uomo nella capanna vive tranquillo,
senza ostacoli interiori o esteriori.
Non vuole vivere dove vive la gente comune,
non desidera ciò che desidera la gente comune.
Anche se la capanna è piccola, contiene l'universo intero.
E nello spazio di pochi metri quadrati
un uomo ormai anziano illumina le forme e la loro essenza.
Un bodhisattva del Grande Veicolo ha una fede assoluta,
mentre le persone ordinarie non riescono a trattenersi dal dubitare.

Questa capanna reggerà o crollerà?
Deperibile o meno, il maestro originario è presente:
non sta né a nord né a sud, né a oriente né a occidente.
Determinato e perseverante, egli è insuperabile.
Una finestra che splende sotto i verdi pini
non è uguagliata da palazzi di giada o da torri vermiglie.
Seduto, col capo coperto, tutto si acquieta.
Così questo monaco di montagna non afferra più nulla.
Vive dov'è e non fa più alcuno sforzo per liberarsi.
Perché disporre presuntuosamente dei seggi per sedurre discepoli?

Rivolgete la vostra luce verso l'interno e tornate a voi stessi.
Il principio infinito e inconcepibile non può essere né affrontato né evitato.
Incontrate gli antichi maestri, diventate intimi coi loro insegnamenti.
Legate fasci d'erba, costruite una capanna di paglia e non abbandonatela più.
Lasciate passare i secoli e rilassatevi completamente.
Aprite le mani e procedete con semplicità.
Migliaia di parole e un'infinità di idee
esistono soltanto per liberarvi dai vostri attaccamenti.
Se volete incontrare l'immortale che vive nella capanna,
qui e ora, non sfuggite a questo sacco di pelle.
 
(Sekito Kisen, 700-790)

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